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PAOLO GIORDANI: QUESTO SONO IO!


Poalo Giordan il pittore
Nasce a Venezia nel 1945.
Inizia giovanissimo la sua carriera tanto da espone per la prima volta nel '59 alla Collettiva della «Bevi­lacqua La Masa», e vince il Premio della «Raccolta La Colomba di Arturo Deana». Frequenta per alcuni anni lo studio del Pittore Mario Deluigi.


Tiene la sua prima Mostra personale alla Galleria il «Traghetto» nel '62. Da allora allestisce diverse Mostre personali, tra le quali: «Bevilacqua La Masa»,«Palazzo Ducale», «Sale Apollinee del Teatro La Fenice» nel '70, «Sala Napoleonica Arcana '77», «Circolo Artistico di Cortina» nel '78. Villa Simens-Sima '85 XLV Esposizione Internazionale Biennale D'Arte di Venezia.
Partecipa a varie Mostre Collettive in Italia e all'Estero, «Artisti italiani a Liuz», Mostra organizzata dalla «Biennale di Venezia, «Premio S. Fedele», Pre­mio «Città di Sondrio», Premio «Arezzo», Premio «Burano».
Vince alcuni Premi: «Il l° Premio per la Pittura alla « Bevilacqua La Masa », 1° Premio Rotary Club per l'Incisione «Bevilacqua La Masa».

Realizza Manifesti per Enti, come il «Teatro La Fenice», «Cassa di Risparmio di Venezia», «Azienda Autonoma di Venezia» e «Azienda Autonoma di Caorle», e per l'Editore Feltrinelli.
Realizza inoltre nel '66, una intera tiratura di xerigrafìe per le «Assicurazioni Generali» di Roma.
Si dedica con continuità fianco a fianco di noti architetti, nella relizzazione di opere impegantive e di vaste dimensioni, come ad esempio: le  porte in ferro battuto e rame acidato della nuova Sede della Cassa di Rispar­mio di Venezia in Campo San Luca; le transenne in ferro battuto del «Nuovo Istituto Pacinotti» di Venezia–Mestre e l’accurato Mosaico di oltre 50 mq. del Nuovo «Ospedale al Mare» in Lido di Venezia.
Realizza con altri artisti un grande quadro-fotomontaggio di oltre 40 mq., utilizzando materiale di reportage del maggio francese ‘68, fornitogli personalmente da Roberto Rossellini assieme a Luigi Chiarini al tempo direttore della Mostra del Cinema di di Venezia. Opera catalogata nella Storia della Mostra del Cinema. Numerose sue opere si trovano in varie Collezioni in Italia e all'Estero. Artista segnalato Bolaffi1982.


Viaggia in Europa e Giappone e risiede per lunghi periodi in Thailandia.
Di lui hanno scritto: Toni Toniato, Berto Morucchio, Mario Deluigi, Virgilio Gui­di, Giorgio Kaisserlan, Umbro Apollonio, Paolo Scarpa, Cencio Brunello, Guido Perocco, Salvatore Maugeri, Enrico Crispoliti, Enzo Di Martino.

DICONO DI ME..

È un pittore.
Dipinge per una spontanea necessità, un piacevole dovere che lo conduce a raffigurare il suo istinto colorato.
Il colore è parte di lui stesso.
Un giorno lo immaginai felice, correva come un bambino facendo volare alcuni aquiloni; guardai e sullo sfondo del celeste cielo, senza filo, erano i suoi quadri mossi dal vento e colpiti dal sole.
Un viso vissuto sorrideva ancora curioso e meravigliato.

Renato Maria Rizzi

L'ammonizione poetica delle opere di PAOLO GIORDANI ci invita a riflettere, a scegliere tra una realtà ancora giocosa e vitale, e una realtà drammatica ed alienante, tra una estetica del vivere e della immaginazione e una estetica dell'artificialità e della distruzione.

Toni Toniato


Paolo Giordani tra impegno ed evasione

Nel rivedere l'iter artistico di Paolo Giordani, dagli anni della formazione nel contesto veneziano tra la fine degli anni '50 e i primi anni sessanta sino ad oggi, emerge la figura di un artista che ha saputo operare attraverso polarità estreme, tenendo insieme sogno e tragicità, liricità ed ironia, eleganza formale e critica feroce, profonda consapevolezza della realtà ed evasioni fantastiche.
Sempre in una posizione autonoma ed eccentrica - aspetto che si radicalizza nei decenni successivi - si forma tra l'Istituto d'Arte, la Scuola Libera del Nudo e lo studio di Mario De Luigi -fondamentale punto di riferimento nel suo determinarsi alla pittura; è lui infatti che lo presenta nella sua prima personale alla Galleria Il Traghetto di Venezia nel 1962.
Nella prima metà degli anni '60 condivide con molti altri artisti veneziani l'interesse per una figurazione di matrice espressionista, confrontandosi, in particolare, con gli esiti linguistici del Gruppo Cobra, ma se ne distacca per un'eleganza del segno pittorico e degli accordi cromatici totalmente personale (Ritratto di Poetessa, 1965), che raggiunge esiti di intenso quanto straniante lirismo nelle visioni di Venezia. In quest' ultime, cromaticamente silenti, l'artista sembra formulare una critica sia alla città che all'immaginario tradizionale della stessa, interpretandola "in controluce" - già ombra di sè, forse in procinto di sprofondare - priva di leggerezza e valori atmosferici.
Ricettivo rispetto alle nuove correnti artistiche, dai Nouveaux Réalistes alle ricerche dei giovani romani di Piazza del Popolo, dal 1965-1966 imprime un cambiamento decisivo alla sua ricerca, a confronto con il linguaggio visivo della pubblicità e della moda e attraverso procedimenti di prelevamento e reiterazione.
Interessato in particolare al fenomeno di massa della moda, alle potenzialità espressive ed estetiche delle sue iconografie, Giordani lavora sullo stereotipo della modella, tracciando sulla tela profili di eteree figure femminili prelevete da immagini pubblicitarie, emergenti a contrasto da sfondi scuri (Figura, 1966) come ritagli di giornale oppure segnate nei contorni con tratto leggero sulla tela bianca. Silhouette di donne leggere ed impalpabili, quasi volatili, si ripetono nelle loro fisionomie appena accennate, nella loro stereotipia che sembra tuttavia indicare anche l'archetipo di una nuova fenomenologia del femminino, imposto dall' iconografia di massa. Giordani ne subisce per certi versi la fascinazione, ma al contempo la sua è una posizione di critica che si esplica chiaramente nella serie degli Inquinamenti, realizzati tra il '68 e il '69: le eleganti e sottili presenze femminili - ingannevoli e seducenti nella loro inconsistenza - vengono sopraffatte, inermi ed inconsapevoli, da una colata che scende dall'alto, spesso di colore scuro, oppure di pelle pitonata o a disegni optical, ironicamente à la page.
E' la caduta tossica delle imposizioni, dei condizionamenti mentali operati da martellamento pubblicitario ossessivo che inquina la capacità di effettuare scelte individuali, di riconoscere i bisogni reali, innescando una sconsiderata e irrefrenabile corsa consumistica legata ad un continuo ed eterodiretto processo di obsolescenza.
Il rapporto dialettico tra fascinazione ed insidia, tra eleganza ed ironia, che costituisce uno dei lifemotiv dell'opera di Giordani, si manifesta compiutamente in Modella (1969), che sembra effettivamente condensare un immaginario di massa, satireggiando sui costumi, sulle nuove icone conformanti della bellezza e sulle nuove operatività nell'arte.
Contemporaneamente agli Inquinamenti nasce la serie delle Nuvole - perno linguistico e poetico della prassi creativa dell'artista - nelle quali si accentua l'impiego e la sperimentazione di materiali e tecniche miste secondo procedimenti specificamente pop. Imbottite di gommapiuma, cucite sulla tela e dipinte, le nuvole provengono da un'iniziale ispirazione surrealista -da, L'Empire des lumières di Magritte (1953-1954) - che l'artista trasforma e reinterpreta in chiave ludica fermando l'instabilità e l'inconsistenza della nuvola, la sua evanescenza, attraverso un processo di reificazione che sembra trasformarla in oggetto di consumo. Nuvole imbottite tentano di uscire dal quadro sforando i limiti della cornice, oppure campeggiano sognanti, tramate con sofisticata eleganza, sullo sfondo di cieli magrittiani. Giordani trasforma così l'elemento paesistico più etereo ed evocativo in oggetto plastico, protagonista assoluto di un gioco, di un sogno, ma anche - nuovamente -portatore di una minaccia. La nuvola per l'artista è infatti una metafora ambivalente: sinonimo di levità, grazia ed eleganza, luogo del sogno e dell'evasione ma anche di disastri ambientali, nelle alterazioni artificiali generate dagli scarichi tossici e dagli esperimenti nucleari e nelle devastanti piogge acide.
Consapevole e sensibile rispetto alle urgenze ambientali - tanto vicine quanto inascoltate nel veneziano - l'artista affronta la questione dei rischi ecologici anche con interventi site-specific nel 1970 nelle Sale Apollinee del Teatro La Fenice dove realizza un corridoio imbottito "respirante", che si gonfia e si sgonfia emettendo un sibilo e disturbando il visitatore che nel passare viene stretto tra i respiri angosciosi della parete e infastidito da un sinistro suono d'allarme.
Dagli anni '70 la nuvola diviene il motivo principale della ricerca di Giordani, "figura" che rimanda, ingloba e contiene la possibilità di nuove "ipotesi di paesaggio". Parallelamente all'introduzione sempre più ampia della tecnica del collage - attuata con estrema eleganza e perfezione tecnica - la nuvola si appiattisce: non più oggetto di evidenza plastica ma elemento bidimensionale, spezzato nei profili e nei contorni, scomposto e sovrapposto, moltiplicato e suddiviso in fasce o bande orizzontali, ormai in bilico tra figurazione e astrazione {Nuvole, 1976; Pittura, 1977-1981). Nella propria essenza di un luogo intermedio tra cielo e terra, la nuvola si fa "spugna" ricettiva del paesaggio, sembra assorbirlo e come "trascinarlo" nel proprio percorso: azzurre brezze marine corrono veloci, viaggi di nuvole procedono cambiando le proprie conformazioni e colori in uno scivolamento orizzontale che è quello dello scorrere del tempo - inarrestabile -di cui questi "paesaggi" sono fatti: frazioni di vita, di sensazioni, di memoria (Aria acqua vento e salsedine, 1982). Tra la fine degli anni '80 e gli anni '90, i viaggi e i lunghi soggiorni in Estremo Oriente, in Giappone, in Thailandia, soprattutto, sono per l'artista fonte di nuova ispirazione, lo mettono a contatto con una cultura lontana ed un paesaggio completamente diverso, anche per i rapporti cromatici. Inizia perciò l'indagine di un territorio sconosciuto, che modifica e dà nuova linfa alla sua ispirazione e che rappresenta una sorta di rigenerazione nel suo percorso. Realizza paesaggi sognanti (Paesaggio Thailandese, 1991) - dove ritorna l'aspirazione magrittiana nella coesistenza disorientante di sogno e realtà - che si riferiscono a luoghi esistenti ed introvabili al tempo stesso.
La foresta di Bang Saphan, nella Thailandia del sud, diviene luogo d'elezione di un lungo processo di elaborazione memoriale dove la verticalità degli Inquinamenti viene ripresa nella composizione dei dipinti, in cui si susseguono fasce, righe o pezzi di collage dominati dai toni intensi della vegetazione: una natura che sembra piovere dall'alto, percorsa da risvegli primordiali che nel rigoglio lussureggiante, nella dimensione incantata di un riposo terrestre, incuba il rischio della propria distruzione.
L'impegno mai sopito, quel discorso mai interrotto "dalla natura e sulla natura" (T. Toniato, 1973) sui rischi ambientali, riemerge quindi anche in questa fase trovando l'artista coinvolto in particolar modo nella questione degli esperimenti nucleari nel Pacifico, contro i quali realizza in forma di protesta Tam tam per Mururoa (1995) riprendendo la colata tossica degli Inquinamenti di quasi trent'anni prima. Dalla seconda metà degli anni '90 un intenso lirismo spinto ai limiti dell'astrazione contraddistingue molte opere di Giordani. Scandite da una successione verticale, le strisce di collage si stagliano su fondi monocromi che, filtrando tra gli spiragli, accendono con un rosso intenso un Estate Asolana (1996) - memore del lirismo tancrediano, oppure lasciano entrare tra le fitte quinte di una vegetazione esotica un azzurro struggente, che si fa emblematicamente colore della lontananza e della rievocazione memoriale (Bang Saphan, 2004). E proprio sul colore e sul rapporto tra sogno memoria e realtà si imperniano i cicli dei Nastri e dei Blu realizzati a partire dal 2000. Composti secondo uno schema di fasce orizzontali di collage, contengono le tracce di un riferimento al dato fenomenico e al contempo, nella parte centrale, ogni possibile aggancio alla realtà sembra doversi annullare nella profondità e immaterialità di un blu intenso che introduce allo stato del sogno. Nelle ultime opere (Natura liquida - Inquinamento, 2009) invece, la natura pare liquefarsi in una colata tragica e lirica insieme su sfondi vividi che intensificano la drammaticità del suo disfarsi, della sua caduta, una ricostruzione della memoria o un suo " mettersi in scena" (teatro della memoria, 2004) che, come nell' ultima serie dei Teatrini dedicati a Lucio Fontana, avviene in Giordani sempre per frammenti: particolare dopo particolare, collage dopo collage, quadro dopo quadro...

Laura Poletto

PRINCIPALI ESPOSIZIONI

 

 

 


Paolo Giordani Tiene la sua mostra personale alla Art Bugno Gallery a Venezia
Paolo Giordani Tiene nel 1982 viene recensito dal giornale Capital
Paolo Giordani realizza opere in ferro battuto per la Cassa di Risparmio di Venezia
Paolo Giordani scrive di Picasso
Paolo Giordani Il pittore e la Modella
Paolo Giordani nel 1982 viene segnalato Bolaffi
 
 
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